Eutanasia del Cane: Quando non c’è altra Scelta

La morte del proprio cane è devastante. Non credo ci siano parole abbastanza forti per descriverla. Che avvenga in modo naturale o con un aiutino, non cambia poi molto.

In quest’articolo esprimiamo la nostra personalissima opinione su quando è giusto farlo, e quando no. Resta il fatto che ognuno di noi è libero di agire secondo coscienza e prendere le decisioni che ritiene più giuste.

Premessa

In questo articolo ci occuperemo soltanto dell’eutanasia che riguarda cani con gravi patologie, invalidanti o dolorose. Non prendiamo neanche in considerazione l’ipotesi di eutanasia per aggressività, che purtroppo avviene molto più frequentemente di quanto si pensi.

A praticarla sono spesso Veterinari senza scrupoli, ai quali dovrebbe essere revocata la laurea, e che infangano la reputazione dell’intero ordine dei veterinari.

Quando è giusto farlo?

Non c’è una risposta a questa domanda, non una sola almeno. Tutto dipende dalla qualità della vita del cane, e dal suo grado di sofferenza. Entrambi questi parametri sono troppo generici però e quindi interpretabili.

Se il cane riesce a mettersi in piedi una sola volta nell’arco di 4 giorni, alcuni penseranno che sia una grande conquista, che stia migliorando, che si riprenderà.

Non si arrendono all’idea che il cane abbia un male incurabile e stia soffrendo enormemente. Tutto è interpretabile, e si cerca sempre di interpretare i fatti in modo egoistico.

C’è chi dice che non si dovrebbe mai fare, che è innaturale, contro ogni regola etica. Ognuno dovrebbe essere libero di morire come e quando gli pare, dicono.

Giustissimo, non fa una piega. Ci sono però alcune cose da tenere in considerazione quando abbiamo la sfortuna di dover assistere alla fine della vita del nostro cane. una di queste è che tenerlo in vita imbottito di farmaci è ugualmente contro natura.

Ho letto da qualche parte che si dovrebbe fare una lista delle 5 attività che si facevano con il cane, e se 3 di queste non si possono più fare allora si dovrebbe abbattere.

Ma che vuol dire? Siamo impazziti? Non si può ragionare sulla morte del nostro cane in termini matematici. Dietro ogni scelta del genere c’è un sentimento e anni vissuti insieme. La matematica se la tengano stretta, non ci serve.

Da tenere in considerazione in questa scelta difficile

Quando la situazione si fa più critica è bene tenere in considerazione 3 cose:

  • Sofferenza
  • Dignità
  • Aspettativa di vita 

Sofferenza

Il primo aspetto da considerare sono le sofferenze del cane. Nessuno può sapere effettivamente quanto dolore possa provare, dato che tende a mascherare la sofferenza in ogni modo.

Non vuole fare l’eroe, o il macho, ma semplicemente è nella sua natura.

Un animale sofferente è più esposto al rischio di un attacco da parte di un predatore, perchè più debole e con ridotte capacità di difendersi. In natura si tende quindi a mascherare ogni sofferenza. E’ una questione di vita o di morte.

Il cane non sa di essere al sicuro in una famiglia, e che nessun predatore lo attaccherà mai. O meglio: sa di essere al sicuro ma il suo istinto gli dice sempre di tenere gli occhi aperti.

Dato che il cane ha una soglia del dolore molto alta, quando arriva al punto di mostrarlo, vuol dire che quel dolore è insopportabile, lancinante, devastante.

Le medicine possono alleviarlo, ma se non si tratta di un male passeggero, o gestibile con una terapia a vita, si dovrebbe prendere in considerazione l’ipotesi eutanasia.

Dignità

Ogni essere vivente ha diritto alla dignità. Nessuno può o dovrebbe togliercela.

E’ assolutamente necessario porsi delle domande con altruismo, non pensando solo a noi stessi.

E’ vero, a volte non siamo pronti, e abbiamo bisogno di più tempo per elaborare la cosa. Teniamo in vita un cane in modo artificiale, imbottito di farmaci senza i quali non sarebbe in vita.

Per una nostra esigenza personale, si tengono in vita cani che non riescono più ad alzarsi da molti giorni, con tutto quello che comporta a livello igienico. Non priviamo della dignità un cane che ci ha dato tutto se stesso negli ultimi anni.

“Costringere” un cane a rimanere in vita è altrettanto innaturale che l’eutanasia. Quale delle due scelte lo priva della sua dignità di cane?

Aspettativa di vita

Allo stesso modo che per la sofferenza, anche per l’aspettativa di vita bisogna far riferimento al veterinario. Solo lui può darci una stima orientativa (a volte clamorosamente smentita dai fatti) di quanto tempo gli rimane da vivere.

Queste stime derivano dall’esperienza, e non dai libri di testo. Non arrabbiatevi quindi se il veterinario ha detto 15 giorni ed è già passato un mese.

La risposta di ogni cane a una sofferenza è del tutto personale e variabile, ma l’aspettativa di vita va valutata insieme ai due parametri precedenti: sofferenza e dignità.

Importante

Prendete la decisione che ritenete più giusta per voi e per il cane. Non fatevi dare consigli da amici e parenti o da Zampefelici. Ognuno dice la sua, ma quanti di loro hanno vissuto anni al suo fianco? Nessuno.

Il rischio di pentirsi di averlo o non averlo fatto è elevatissimo. Quasi tutti noi tendiamo a darci la colpa per come sono andate le cose, ma questo deriva dal fatto che il nostro piccolo non c’è più, non lo rivedremo più, e la sua mancanza si farà sentire dal primo giorno e per molti anni ancora.

Darsi la colpa, o darla a qualcun’altro non servirà a riportarlo in vita.


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